Abbre.viaz.ioni

By admin on Agosto 17, 2016 — 1 min read

L’usanza di abbreviare nomi e parole è antica e resistente: serve a risparmiare spazio, lettere, fatica. Spazio lettere e fatica quando ogni scritta era manoscritta (su pietra, legno, metallo, pergamena, carta), spazio e lettere finché si sono usati i caratteri mobili (da comporre uno per uno, presi a seconda di quanti ce n’erano nella cassa), tutt’al più un pochino di spazio da quando i caratteri digitali hanno offerto infinite A, B, G, Q, W al prezzo di una sola.

Ecco perché oggi è superfluo, obsoleto e spesso ridicolo abbreviare. Sorvoliamo sulle abbreviazioni tragicomiche (i libri di Hermann S, via Ruggero VII, via Nino Bxio ecc.) e pensiamo ai cascami di classe sociale e catalogazione umana stancamente perpetrati dalle abbreviazioni professionali avv. ing. dott. on. prof. ecc., simulacri di ruoli e valori che la storia ha spesso sconfessato. Molto meglio Mario Rossi, avvocato; anziché Avv. Mario Rossi, perché in un caso si declinano le proprie generalità aggiungendovi con chiara consapevolezza, la professione esercitata; nell’altro si antepongono tre lettere aride, impersonali, il cui contenuto non esprime né autorevolezza né professionalità ma solo una generica e burocratica affiliazione.

Ben altra cosa, invece, usare le abbreviazioni con ironia esplicita o implicita. Sarei felice di ritrovare, per esempio, il geniale biglietto da visita che tanti anni fa uno zampognaro consegnò a noi giovani musicologi, col suo nome e i recapiti tel. cell. macell. [eria] 😉

Coraggiosa divertente e memorabile, sempre restando in tema di macellerie, l’abbreviazione notata su un’insegna pesarese (la vedete nell’immagine), dove la qualità risulta sottintesa, scontata, quasi connaturata al rivenditore.

Abbasso l’abbreviazione. W la sintesi! Abbreviate di meno, sintetizzate di più.

Cfr.: Blog