Rapsodie

By admin on Ottobre 2, 2016 — 1 min read

Mariss Jansons, direttore d’orchestra ammirevole, licenzia un disco apparentemente disimpegnato ma in realtà impegnatissimo nel quale, per esempio, si esegue la “Rhapsody in Blue” di Gershwin (insieme al capace pianista Denis Matsuev) in modo istruttivo. Sulle prime penseresti che manca un po’ di swing, che due ruvidi cosacchi si siano intrufolati a Broadway, ma poi capisci che la civiltà di questa interpretazione non sta nel porre il brano come vorrebbe l’opinione vulgata ma forse come avrebbe voluto il compositore, cioè con ritmo inflessibile e modernista, con la dignità e quasi l’accademismo cui ambiva nel rapportare se stesso ai maestri europei. Come se la partitura fosse finita nelle mani di Prokof’ev e lui avesse detto: «si può fare!». E attenzione anche al titolo di questo disco illuminato da una copertina che coniuga ordine e allegria (chi ha ascoltato la BRS lo sa), che mette in relazione Jansons e quest’ultimo suo lavoro con un titolo storico della discografia sinfonica: “Rhapsodies” di Leopold Stokowsky; l’ascolto dell’uno e dell’altro, e delle loro sonorità ariose che gonfiano polmoni, cuore e palpebre, è una promessa di futuro per la Musica, per il Suono, e per tutti noi che non possiamo intendere l’una senza l’altro.

Cfr.: Blog